La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Morra di Napoli, sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, con il supporto tecnico, logistico e organizzativo dell’Associazione Shozo Shimamoto.
Un’esposizione che permette uno sguardo attento e completo sul percorso del maestro giapponese, dalle prime innovative sperimentazioni degli anni ’50 fino alle più importanti e spettacolari degli ultimi anni. Se, infatti, gli anni ‘50 di Shimamoto si svolgono tutti in Oriente, e specificamente in Giappone, gli anni Duemila vedono l’artista attivo in gran parte in Occidente, ove egli realizza molte delle sue performance. La dialettica tra questi due momenti della sua creazione si svolge tutta all’interno di un unico e particolarissimo processo artistico. Negli anni Cinquanta inizia a lavorare a un nuovo modo di concepire e praticare la pittura, dedicandosi a una pratica gestuale e segnica, che si trasforma progressivamente in happening. In particolare, “la forza del segno al quale Shimamoto affida il senso più autentico del suo messaggio, condiziona la fluttuazione di tracciati scrittorei che non si presentano mai “chiusi” e si sviluppano invece liberamente nello spazio alla ricerca di passaggi inesplorati sulla spinta del loro interno vitalismo” (Italo Tomassoni, dal testo di presentazione in catalogo). Viceversa, i grandi eventi degli ultimi anni superano il segno a favore di una grande costruzione scenica avente una sua autonomia spettacolare ed espressiva, realizzata in pubblico come unico evento estetico. Per Shimamoto, infatti, l’opera “si offre all’esperienza dell’artista e del pubblico come dipanata nel tempo sulla orizzontalità infinita di dislocazioni spaziali liquide e plurime” (Tomassoni, ibid).
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